Un Premio alla carriera a Peppino di Capri

La richiesta è partita da Twitter ed ha subito raccolto migiaia di adesioni.  L’occasione, il festival di Sanremo 2019

di ROBERTO TAGLIERI

Da quando ha esordito nel 1958, anno del primo grande successo “Malatia”, Peppino Di Capri è un’autentica star della musica italiana. Pochi come lui sono riusciti a conciliare, nei momenti più felici, la tradizione napoletana con le novità del rock’n’roll e del twist che il cantante ha “importato in Italia e ha lanciato con il brano “St Tropez”, vero e proprio simbolo di un’epoca.

Giuseppe Faiella, in arte Peppino Di Capri, nasce il 27 luglio 1939 nell’isola Azzurra dove sin da bambino ha inizato ad esibirsi e suonare il piano. La sua popolarità è esplosa negli anni ’60, inizialmente con la riproposizione dei classici napoletani che ha rivisitato in chiave moderna insieme ai suoi Rockers guidati dal chitarrista Mario Cenci, successivamente con brani originali e alla moda di quegli anni magici.

Pezzi come “I te vurria vasà” , “Voce ‘e notte”, “Malatia”,  “Luna caprese”, “Nessuno al mondo”, “Roberta” “Un grande amore e niente più” con cui vinse il Festival scritta da Califano e l’intramontabile  “Champagne”.

Peppino Di Capri  tra l’altro ha aperto i concerti dei Baetles nella loro celebre tournèe italiana, ad ulteriore conferma della grande popolarità che ha sempre goduto presso il pubblico.

Un consenso trasversale che dura ancora oggi come dimostrano i sold out dei suoi concerti e il boom registrato al botteghino del film che ha interpretato insieme a Lillo e Greg “Natale col boss” .

Di Capri è sicuramente un artista amato da intere generazioni, un cantante che ha emozionato e continua ad emozionare il pubblico senza risparmarsi, per cui dai social ci si sta mobilitando perchè gli sia dato un Premio alla carriera al prossimo Sanremo organizzato da Claudio Baglioni.

L’idea è di Francesco Troncarelli, caporedattore del Giornale dello Spettacolo e conduttore radiofonico, che ha lanciato su Twitter l’iniziativa : “Ci stavo pensando da qualche tempo, considerato che Di Capri festeggia i 60 anni di attività, poi l’altra sera vedendolo da Fazio a “Che tempo che fa”  ho scritto d’istinto un tweet che oltre a rendere omaggio alla sua carriera, proponeva un premio speciale per lui al prossimo Sanremo, festival che ha vinto due volte peraltro e a cui ha partecipato per ben 15 edizioni”.

E l’idea espressa attraverso questo tweet ha avuto subito un riscontro eccezionale con migliaia tra visualizzazioni ed  interazioni e l’adesione di Carlo Verdone, Maurizio Costanzo, Pippo Baudo, Lorena Bianchetti,  giornalisti come Giorgio Verdelli, autore del programma “Unici” di Rai 2 e grande esperto di musica, Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, Michele Bovi inventore di Techetechetè, Michele La Ginestra, Lillo e Greg, Emanule Carioti, tra i più noti influenzer della rete, l’appoggio di testate come il Mattino di Foggia e programmi radiofonici come “Non è mai venerdi” di Radio Italia anni 60 con Simone Conte, Maurizio Fortini e Luca Mecccioni, del cantante Edoardo Bennato e dei parolieri Carla Vistarini e  Alberto Salerno (vincitore di Sanremo con Bella da morire) e tanti altri personaggi ma anche semplici appassionati di musica che si aggiungono continuamente.

“Il riscontro è stato notevole, spontaneo, accompagnato da commenti entusiastici -ha spiegato Troncarelli-  a conferma non solo che la mia idea di un Pemio alla carriera a Peppino di Capri fosse giusta ma che soprattutto sia dovuto un riconoscimento alla sua professionalità”.

Partita l’iniziativa che su Twitter prosegue con l’hastag #PremioCarrieraDiCapri , seguirà una raccolta di firme da inviare al direttore artistico del festival Baglioni e aspettare il responso. Sperando poi di dire tutti insieme “cameriere Champagne” per brindare a un premio più che meritato per un grande artista, Peppino di Capri.

 

Bentornato Battiato: le foto della malattia

di FRANCESCO TRONCARELLI

La foto sulla pagina Fb di Luca Denovo

Due uomini seduti a tavola di fronte a un bicchiere di vino bianco. Uno è Luca Madonia, l’altro è Franco Battiato. A postare la foto sul suo profilo Facebook è l’ex chitarrista dei Denovo. E’ una foto particolare, che ha fatto subito il giro del web, perchè è un’immagine che arriva a sorpresa facendo tirare un sospiro di sollievo ai tanti fan dell’autore di “Bandiera Bianca” e “La Cura”.

E l’entusiasmo nel vederla è stato veramente tanto. Migliaia di “mi piace” e innumerevoli condisioni hanno manifestato inequivocabilmente l’affetto per questo grande artista, ribadito ovviamente nei commenti degli amiratori che si sono susseguiti in un baleno e non finiscono mai.

“Vederlo in piena forma dopo quello che in questi mesi si è detto e fantasticato riguardo le sue condizioni di salute mi allieta e non poco”, si legge in un post. “Bentornato Maestro!”, si legge in un altro, “La prima immagine di Franco dopo un silenzio di un anno! Che meraviglia, Grazie!” l’affermazione sincera di una fan. E così via.

Battiato è lontano dalle scene a seguito della rovinosa caduta nella sua casa di Milo, nel catanese: un incidente domestico in cui si era fratturato femore e bacino. A preoccupare erano state delle voci circolate nei mesi successivi, poi smentite dai familiari, che parlavano di enormi difficoltà al livello psicofisico.

In particolare qualche mese fa, ad alimentare queste voci e a contribuire a creare ansia nel pubblico, ci aveva pensato Roberto Ferri, chesulla sua pagina Facebook aveva pubblicato un testo (poi rimosso) intitolato «Ode all’Amico che fu e che non mi riconosce più» che sembrava fare riferimento al Morbo di Alzheimer. Alcuni siti poi avevano ripreso queste dichuarazioni, aggiungendo che Battiato «aveva perso la capacità di riconoscere anche gli affetti più cari, con difficoltà di allocuzione».

In difesa dell’amico era intervenuta la sua pupilla Alice (vincitrice di un Sanremo con la canzone scritta per lei da Battiato “Per Elisa”), che invitava a lasciare in pace l’artista che comunque era alle prese con “un lungo periodo di convalescenza” dopo essere caduto nella sua abitazione.

Battiato sul divano di casa

Tre giorni fa il sito ragusanew scriveva quasi anticipando la foto attuale “Franco Battiato sta meglio. E’ tornato a parlare e a dipingere. Gli amici più cari di Franco non negano che l’ultimo anno, coinciso con la seconda frattura del femore, sia stato difficile e tormentato”

Ma se già la foto di Madonia aveva scatenato i fan del Maestro, ci ha pensato lui in persona ad aggiungere emozione ad emozione. Con una sua foto postata direttamente sulla propria pagina Facebook. L’immagine lo ritrae sul divano intento a leggere il giornale, con la didascalia “Che c’è da guardare? Non avete mai visto un divano?”, che cita una celebre campagna pubblicitaria che aveva visto Battiato protagonista negli anni 70.

La celebre pubblicità sul divano

Ecco, magari non sarà in piena forma, come appare da uno sguardo più approfondito delle foto che hanno suscitato tanto interesse e piacevole curiosità, ma la sua proverbiale sagacia e ironia è rimasta intatta. Bentornato Battiato, adesso ti aspettiamo sul palco.

Bocelli primo nel mondo

di FRANCESCO TRONCARELLI


Sessant’anni dopo il boom di Modugno con “Nel blu dipinto di blu”, Andrea Bocelli conquista il primo posto della classifica degli album più venduti negli Usa, la Billboard200, con “Sì”, pubblicato dalla etichetta Sugar, la casa discografica che lo ha lanciato e scoperto grazie all’intuito di Caterina Caselli. 

Non c’era riuscito Tony Renis col celeberrimo “Quando, quando, quando” hit dal successo planetrio, non c’era riuscito Lucio Dalla col suo “Caruso” la canzone italiana più consciuta nel mondo dopo “O sole mio”, e neanche Pavarotti, il tenore che ha trasformato la lirica in un fenomeno pop, acclamatisimo in America. C’è riuscito, lui, Bocelli, l’ex ragazzo che la sera suonava nei piano ar della Versilia per sbarcare il lunario.

Il disco più acquistato nell’ambito del mercato statunitense, si trova davanti a titoli come la colonna sonora di “A star is born” di Lady Gaga, la popstar più amata di tutte. È la prima volta, nella sua ormai lunga carriera, che l’artista toscano raggiunge un risultato così importante. Al momento l’album ha venduto oltre 200mila copie, segnando così il miglior incasso dai tempi di “My Christmas” che aveva venduto 284mila copie la settimana di Natale del 2009, un periodo peraltro favorevole alle vendite rispetto all’attuale.

L’ultimo lavoro che è arrivato dopo alcuni anni di preparazione, include collaborazioni con artisti del calibro di Josh Groban, Dua Lipa, la soprano russa Aida Garifullina, Ed Sheeran e presenta un brano inciso con il figlio Matteo intilotato “Fall on me” che ha fatto da traino al disco. 

Il traguardo ottenuto negli Usa è memorabile e si aggiunge al primato raggiunto dall’artista qualche giorno fa con il n.1 anche nella classifica inglese. Una doppietta storica, la prima in assoluto per un cantante italiano in un mercato difficile come quello anglossasone, mentre arrivano notizie che confermano il buon andamento dell’album anche nelle varie classifiche sudamericane e di quelle dei paesi europei.

Gli Stati Uniti amano Andrea Bocelli sin dai suoi esordi con l’album “Romanza”, entrato nel 1997 nella Billboard200. Un apprezzamento poi proseguito con grandi attestati di affetto e di partecipazione a cominciare dal concerto al Central Park nel 2011 con quasi centomila presenti per proseguire con l’apertura del Nasdaq nel 2017 fino alle celebrazioni per le elezoni dei presidenti Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama alla Casa Bianca, a conferma della sua trasversalità per quanto attiene il gradimento e popolarità della sua musica.

Sono ben otto gli album di Bocelli entrati nella prestigiosa chart a stelle e strisce, la Top Ten americana considerata la ‘bibbia’ della musica mondiale, con due secondi posti, ottenuti con “My Christmas” (2009) come si diceva e  con “Passione” (2013). Era dai tempi di Domenico Modugno, che aveva conquistato nell’agosto del ’58 la vetta con il singolo “Nel blu dipinto di blu” che un italiano non arrivava a questo risultato. Ed è la prima che un artista italiano arriva in vetta addirittura con un album, cosa ancora più difficile.


Lazio 4 Spallate. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

8+ al Ciro d’Italia – La Lazio ha steso con quattro Spallate i biancocelesti di Ferrara. Non è bastata la pioggia nè tantomeno l’arbitro (scandaloso il fallo da ultimo uomo su Ciro non sanzionato) a fermarla, tanta era la voglia di scrollarsi da dosso le scorie della botta subita con l’Inter. E così si è rivisto il gioco e si è rivisto il sorriso fra i tifosi ma soprattuto si è rivisto il bomber de noantri autore di una splendida doppietta (e pure di un palo clamoroso) che ha fatto capire subito come sarebbe andata a finire: con la vittoria.

7 a Cavacieco Caceido – Una prestazione da paura. E no perchè impressiona quando la guardi ma perchè si è superato buttando in campo tutta la grinta che si porta dentro. Un Panterone d’assalto a cui è mancato il gol. E’ uscito per la sostituzione con la standing ovation come Vasco quando termina i concerti. Grande.

7 a Massimo Di Cataldi – Bentornato. Ha preso la squadra per mano e con i suoi passaggi e corner (angolo telecomandato per Ciro in occasione del primo gol) ha dato il meglio di sè, rete bellissima compresa. Unico romano in squadra, va tutelato e protetto come un panda. Pand’a vince!

6 e mezzo a Patric del Grande Fratello – Eccolo di nuovo. Riemerso dalle cantine di Formello con un nuovo look meno zazzera e più cervello, il testimonial dello shampoo Libera e bella ha corso come un matto dando filo da torcere alla retroguardia avversaria. Della serie, incredibile ma vero, tanto che finirà nell’omonima rubrica della Settimana Enigmistica.

6 e mezzo a veni, vidi, Lulic al 71° e Innamoradu – Battiamo le mani ai veri lalziali. Punto.

6 + a dillo a Parolo tuo – Un gran gol con la fascia da capitano. Il minimo sindacale insomma, come Panariello a Tale e quale.

6 + ad Antonio Elia Acerbis ( Lazio del meno 9)– Oh, avrà perso pure la “s” , ma con il tempo e gli anni che so’ passati da quei tempi ha acquistato in sicurezza e centralità del ruolo. All’epoca con Fascetti era il muto della formazione, oggi parla coi piedi.

6 + a Correa l’anno 1900 – Ha ricordato il miglior Pannella dopo i maxidigiuni, s’è magnato infatti un par de gol grossi come ‘na casa. Un Tuco de fame arretrata che manco te lo immagini. Anzi a pensarci bene, il radicale Marco al confronto era un dilettante a dieta per il colesterolo alto.

6 a Bravehart Wallace – No cappellate, no party per gli avversari. E neanche sconfitta per noi. E scusate se è poco.

6 a Sylva Strakoshina – In perfetta media Carrizzo: una paratona su Antenucci e un gol da Antenucci. Dice che la prossima volta a sto Antenucci je darà na botta in testa negli spogliatoi così eviterà de sporcasse i guantoni in campo.

6 a Lukakau Meravigliao – E’ tornato, e adesso tutti in coro: “Sciolgo le trecce e i cavalli, corrono, e le tue gambe eleganti, ballano, balla per me balla balla, tutta la notte sei bella, Non ti fermare ma balla…”.

6 – – al Sergente – Sicuramente è andato meglio del fratello portiere che dopo sti quattro picchi è stato degradato da Sergente 2 a soldato semplice, certo è che se continua così a lui lo dimettono dall’esercito e lo passano fra gli ausiliari in cucina a pelà le patate. Da 150 milioni al chilo a purè, il paso non è breve ma tant’è.

 

Bocelli, ecco il nuovo album

di FRANCESCO TRONCARELLI

E’ il giorno di Andrea Bocelli. Oggi infatti in tutto il mondo esce “Sì” il nuovo album realizzato dall’artista toscano, anticipato dal singolo “Fall on me” eseguito insieme al figlio Matteo che nella versione italiana è accompagnato dalle scene dell’attesissimo film Disney “Lo schiaccianoci e i quattro regni” che sarà nei cinema a fine mese.

A 14 anni da “Andrea”, ed a un mese dai 60 anni compiuti e festeggiati in famiglia, ecco il nuovo disco di inediti distribuito in oltre 60 Paesi con l’etichetta discografica Decca Record UK, che vede la collaborazione di importanti nomi della musica internazionale, come Ed Sheeran, Dua Lipa, Aida Garifullina e Josh Groban.

“Fall on me” è stato il primo estratto dell’album ed ha subito attirato l’attenzione di pubblico e critica anche per la partecipazione di Matteo Bocelli, il figlio del grande tenore che ha co-scritto la canzone e ha duettato con il padre in un inedito che è anche la celebrazione di un legame genitoriale e affettivo. Padre e figlio si sono uniti con le loro voci per creare una magia. Il video della canzone, che in poco più di un mese ha raggiunto i 20 milioni di visualizzazioni su YouTube, contiene tra l’altro foto inedite di Andrea e Marco, tratte dall’album di famiglia.

Con “Fall on me” Matteo Bocelli fa ufficialmente il suo ingresso nel mondo della discografia mondiale. Il cantante ha appena 20 anni ed è il secondogenito del tenore italiano attualemente più conosciuto nel mondo. Studia al conservatorio perché il suo desiderio è quello di seguire le orme del padre. Prima di incidere questo brano, si è esibito su molti palchi di fama internazionale come il Celebrity Fight Night nel 2016 e nell’anno successivo e recentemente al David Foster and Friends a Washington.

La sua voce ha conquistato il grande pubblico e sembra proprio che il ragazzo abbia ereditato il grande talento del padre. Nella vita è anche modello: ha sfilato sulle passerelle di tutto il mondo anche per i marchi più noti della moda internazionale e ha partecipato a importanti set fotografici.

Ma è ovvio, al di là della “curiosità” e novità per il pargolo iillustre, che l’attenzione è tutta su Andrea Bocelli, vera e propria superstar. Il suo repertorio ha raggiunto il miliardo di streaming in tutto il mondo. Tra singoli e album il dato cumulativo di tutte le piattaforme digitali relativo ai brani della sua carriera segna una cifra record.

Tra le collaborazioni del nuovo album, oltre alla produzione del leggendario Bob Ezrin, ci sono le partecipazioni eccellenti di Tiziano Ferro (autore del testo duetto tra Bocelli e Ed Sheeran “Amo soltanto te”), Raphael Gualazzi (che firma musica e testo di “Vertigo”), il coro di “Voices of Haiti” (60 bambini di Haiti cantano in “Dormi Dormi” e “Gloria”), Riccardo Del Turco (autore di “Vivo”), Francesco Sartori e Lucio Quarantotto (“If Only”), gli autori Fortunato Zampaglione (“Fall on me”), Davide Esposito (“Ali di libertà”) e Marco Guazzone (“We will meet once again”) e i produttori e autori Pierpaolo Guerrini e Mauro Malavasi.

Bocelli in questi giorni sta ottenendo un successo straordinario in Canada, dove è impegnato in alcune date live. Il suo concerto di qualche giorno fa al Bell Centre di Montreal ha visto il tenore ottenere la standing ovation da oltre 21.000 spettatori.

Matteo e Andrea Bocelli

A proposito di questo nuovo progetto Bocelli ha detto: “Li ho messi tutti a lavorare, c’è Matteo che canta un duetto importante, una delle canzoni più promettenti, poi visto che Amos si è recentemente diplomato in pianoforte gli ho detto fai qualcosa anche te, suona, e con lui ho registrato alcuni brani dell’album, poi ho fatto cantare Veronica” la moglie che ha cantato in “Vivo”.

Sempre impegnato nel sociale con la sua Fondazione, Bocelli ha scelto brani che veicolino dei valori positivi: per fornire strumenti costruttivi, per la vita, per il bene, e mai per il suo contrario.

“Quando si deve trovare il titolo a un album è sempre difficile, tutte le mattine mi arrivavano delle proposte, dalla casa discografica, dai miei amici, dai famigliari. Un giorno mi ha chiamato Amos, il mio primogenito è mi ha detto: dovresti chiamare questo album Sì e io ci ho pensato e ho detto Sì. Perchè è la parola di cui oggi c’è più bisogno. Sì mi è sembrata proprio la parola giusta, bella, che suona bene, funzionale, poetica e che allarga il cuore”.

Con oltre 85 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Bocelli sì dice contento per quello che ha fatto e mantiene il suo inguaribile ottimismo.

“So che parlo fuori dal coro, ma d’altra parte sono un solista, ma io credo e sono convinto che il mondo vada sempre avanti e vada sempre meglio, che sia meglio di ieri e domani sarà meglio di oggi”.

E questo nuovo album è un lavoro che si annuncia un successo e che mescola sapientemente pezzi classici, atmosfere più moderne e melodie romantiche per un pop senza tempo che arriva al cuore, quello in sostanza che ha sempre portato avanti, da quando, complice un tour con Zucchero, fu notato da Caterina Caselli che di lì a breve lo mise sotto contratto con la sua casa discografica, la Sugar, dando il via a un sodalizio che dura ancora oggi.

Il grande pubblico lo avrebbe conosciuto non molto dopo, al Festival di Sanremo del 1994: in gara tra le «Nuove proposte», Bocelli trionfò con la canzone “Il mare calmo della sera”. Da allora non si è più fermato, arrivando a diventare una star internazionale, uno di quegli artisti di cui si fa il nome quando si parla di musica italiana da esportazione, un’eccellenza italiana, un numero uno che nel corso della sua carriera ha collezionato numeri e riconoscimenti incredibili.

Quelli che sicuramente aumenteranno con questo nuovo album



Raf e Tozzi tornano Come una danza

di FRANCESCO TRONCARELLI

Eccoli di nuovo. Bentornati insieme. Trent’anni dopo “Gente di mare”, grande successo che li portò sul palco di quello che all’epoca era ancora l’Eurofestival, Raf e Umberto Tozzi tornano a incrociare il proprio percorso artistico con un nuovo disco e un nuovo progetto.

Lo fanno con “Come una danza”, un brano interpretato insime appunto e che parla dei mali del mondo ed un tour nei palazzetti delle principali città della penisola, in calendario ad aprile e maggio del prossimo anno. Il pezzo suggestivo e dal ritmo coinvolgente “È un racconto onirico che nasce dall’esigenza di avere una speranza per il futuro” ha spiegato Raf che ne è l’autore.

Costruito in crescendo, dall’inizio piano e voce al ritornello elettronico, e arricchito da uno special rappato da Raf che sa di altri tempi, il brano comunica un messaggio di umanità condiviso dalle rispettive discografie.

“Una canzone come ‘Gli altri siamo noi’ credo sia ancora attuale” ha commentato al riguardo Tozzi. “L’umanità sta rivivendo un periodo di scontri, rabbia, odio, scarsa voglia di capire i problemi degli altri – ha aggiunto Raf – Quando ero ragazzino si viveva con poco e tutti erano felici senza smartphone o vacanze. Ora siamo più esigenti, e viviamo in questa epoca dove sono aumentate le differenze. Se si continua a non capire che bisogna amare se stessi e quelli simili a noi, e trovare lì la soluzione, passeremo attraverso altre bufere e altri fuochi”.

L’occasione per fare si che le loro strade si incrociassero nuovamente dopo collaborazioni passate come “Si può dare di più”, “Se non avessi te” e “China Town” è stata fornita dal concerto all’Arena di Verona con cui Tozzi celebrava i suoi 40 anni di carriera e soprattutto il successo mondiale di “Ti amo”.

                                                                  Raf e Tozzi all’Eurovision 1987

“Ritrovarsi lì è stato un momento molto emozionante – ha ricordato Tozzi – È venuto naturale subito dopo parlare di una collaborazione: Raffaele aveva questo brano ancora senza liriche, ma che mi sembrava già perfetto. Prima o poi sentivamo che sarebbe dovuto accadere, e ora ne faremo un grande successo: la nostra musica ha la fortuna di avere un grandissimo repertorio”.

Il meglio di quel repertorio sarà suonato dal vivo nel tour nei palazzetti che partirà il 30 aprile da Rimini e si chiuderà il 25 maggio a Torino, passando per piazze come Reggio Calabria, Acireale, Bari, Eboli, Ancona, Milano, Firenze, Roma, Bologna, Treviso e Brescia.

Lo show è ancora in via di ideazione, ma alcune idee sono già chiare: “Condivideremo i nostri repertori il più possibile – ha detto Raf – Mi piace cantare e suonare le sue canzoni”. Le due discografie, peraltro, si intrecciano e si alternano anche nella raccolta “Raf Tozzi” in uscita il 30 novembre, un doppio album con trenta successi rimasterizzati dei due artisti ma senza quest’ultimo inedito “Come una danza”.

In compenso, oltre all’originale rimasterizzata, Raf e Tozzi hanno incluso una rilettura di “Gente di mare”, con un arrangiamento dai suoni più contemporanei ma fedeli al pop soul dell’originale che piacerà sicuramente ai fan di entrambi.

E tra il lancio del nuovo disco e i concerti prossimi venturi, c’è in mezzo una sorpresa. Su cui ovviamente vige il top secret assoluto. Ma noi, che li conosciamo da sempre e abbiamo constato il loro entusiasmo nel “buttarsi nella mischia” con la loro bravura ed esperienza, possiamo immaginare. Sanremo? Ai posteri, anzi a Claudio Baglioni l’ardua sentenza.

 

Lazio, il Parma è cotto. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ al Ciro d’Italia – E’ toccato al Parma subire la legge del più forte, ossia la Lazio che giocando una buona partita è tornata dal Tardini con tre punti meritati e soprattutto pesantissimi. E’ stata una gara difficile dal punto di vista tattico, perchè i gialloblu, messi bene in campo, sono riusciti a controllare al meglio i nostri. Le cose però sono cambiate con i cambi (quanto mai azzeccati da Inzaghino), che hanno dato la giusta carica al gruppo. Copertina al bomber de noantri, che nonostante non sia visto dal Mancio per la Nazionale (ma sapete che c’è, chissene, basta che lo vediamo noi segnare: e sono 6), dopo essersi presa la responsabilità del rigore, ha demolito con quel gol la resistenza degli avversari. Bravo Ciro, si nu babà.

7 + a Correa l’anno – E’ nata una stella. Come la Jalissa versione single a Tale e quale. Un paio di dribbling, un paio di lanci e dulcis in fundo un Tucu di classe con una fucilata di sinistro sul palo opposto che ha mandato in estatsi la gente laziale spaparanzata davanti la tv e quella chiassosa sugli spalti. E andiamo.

7 + a Striscia la Berisha – La grinta, la rabbia, la cattiveria con cui si è andato a prendere il penalty. Una fame arretrata che neanche il Pannella dei tempi belli dopo un maxi digiuno. Bravo Valon, ci serviva uno tosto come te, ad maiora.  Che non è una marca di bicotti ma un incoraggiamento al meglio.

7 ad Acerbis (Lazio del meno 9) – Oh, questo è proprio forte. Avete presente Fiorello? Il top di gamma nello spettacolo, beh, il centrale lanciato a suo tempo da Fascetti pur avendo perso la “s” nel cognome ha acquistato in autorevolezza. Insomma uno così là dietro ce serviva come er pane. Daje.

6 e mezzo a veni, vidi Lulic al 71° – Nei secoli fedele. Lo criticano per i piedi fucilati ma lo applaudono tutti per la continuità nell’impegno nella partita. Dal primo all’ultimo minuto ha dato il suo contributo, e soprattutto nel primo tempo quando il bunker parmense era indisttrutibile, lui scendeva giù come un ossesso. Sembrava un evasore che scappava da Equitalia. Ma adesso che è arrivato il condono di Salvini c’è rimasto solo lui a correre.

6+ a dillo a Parolo tuo – Anche lo stacanovista del centrocampo la sua onesta performance l’ha fatta. Un po’ come Amadeus che nonostante Greggio e Iachetti dall’altra parte facciano i botti, i suoi 4 milioni di spettatori se li porta a casa.

6+ a Innamoradu – Battiamo le mani ai veri laziali. Così, tanto per ribadirlo.

6 a Sylva Strakoshina -Mai impegnato ha potuto tranquillamente partecipare al torneo di scopone con i fotografi assiepati dietro la sua porta. Ha stracciato tutti, ha fatto primiera, tre scope, due zerbini e un secchio dell’acqua per passare lo straccio. E naturalmente il Settebelo. E come diceva quella pubblicità del mitico prodotto “E son tranquillo”.

6 a Patric del Grande Fratello – Rieccolo, come Berlusconi. L’avevamo lasciato nelle cantine di Formello ed eccolo di nuovo in pista, come Sua Emittenza appunto. Come è andato? Tanto fumo e poco arrosto. Nè più nè meno del Berlusca. C’era una volta “meno male che Silvio c’è”. Mano male.

6 – a Lucas 2.0 (quello che ride) – Due cappellate in una sola partita non sono da lui. E’ un po’ come se Carlo Conti sbagliasse nella stessa trasmissione due nomi di cantanti. Meglio farlo rifiatare. Pure Carletto, che poi deve rifare i Migliori anni, quelli dello scudetto. Magara.

6 – chiedimi se sono (Luis) Felipe – All’inizio si è involato, poi si è involuto. Alla fine si è involtino.

5 e mezzo al Sergente – Della serie “Vorrei ma non posso”.  Come Roberto Giacobbo che vuole imitare Alberto Angela.

5 a Lupo Alberto – C’era una volta il ciuffo biondo che fa impazzire il mondo. Adesso manco co’ la tinta prestatagli da Platinette è riuscito a tornare “più bello e più superbo che pria” come il Nerone petroliniano. Forse pure da roscio non cambierebbe molto. Dall’oroscopo di Branko la Luna consiglia: quando le cose non vanno bene, tornate ai vecchi metodi, una bella lavata di capo e via. Amen.

La Lazio stende il Parma

Appunti di gioco

di Roberto Taglieri

Domenica, 21 ottobre 2018

La Lazio espugna il “Tardini”. Dopo una partita combattuta ed equilibrata contro il Parma, nel finale di ripresa sblocca Immobile, trasformando un calcio di rigore concesso per un atterramento di Berisha ed a tempo praticamente scaduto arriva anche il raddoppio da parte di Correa per lo 0-2 finale, che sancisce la terza vittoria fuori casa dei capitolini. La nona giornata ha in programma una difficile partita in trasferta per i biancocelesti: il Parma viaggia al settimo posto con 13 punti e può vantare un ottimo gioco, ma oggi per D’Aversa è gravissima l’assenza di Gervinho; c’è poi Inglese e non Ceravolo davanti. Simone Inzaghi di contro mette in gioco sulla fascia destra Patric, concedendo un turno di riposo a Marusic; per il resto giocano i titolari, compreso Luis Alberto. Almeno 4.000 laziali arrivano a Parma al seguito della squadra biancazzurra; all’inizio della partita i padroni di casa paiono molto aggressivi, più compassati i biancocelesti, che invece fanno giro palla e mirano a mantenere il possesso. I primi tiri in porta arrivano solo al 18’: prima Lulic dopo una bella discesa tira troppo a lato, un minuto dopo Immobile trova sulla sua strada Sepe. Invece è Inglese in ripartenza a sprecare malamente il vantaggio emiliano tirando male dopo una ottima preparazione. Troppo lenta la Lazio in fase offensiva, che finisce spesso per arenarsi nell’imbuto difensivo gialloblu, il Parma è invece ben orchestrato e veloce soprattutto in contropiede. Stulac su punizione alla mezz’ora manda out, ma la migliore occasione del primo tempo è laziale ed arriva al 40’ quando Acerbi pizzica Patric, che di piatto spedisce sul portiere a porta spalancata. Nella ripresa la Lazio sembra voglia fare qualcosa di più; al 52’ il cross di Milinkovic arriva ad Immobile, che spara malissimo a lato e poco dopo sul forte destro di Luis Alberto, Sepe mette in corner. Arriva il turno di Ceravolo, mentre Inzaghi propone un doppio cambio, cioè Correa e Berisha. Proprio l’albanese cerca di dare una scossa ai suoi andando a lottare su tutti i palloni, ma dopo una fase più interessante il gioco laziale si involve. Sembra una gara destinata al pari, ma al 79’ è Gagliolo a cambiare le sorti della partita. Il difensore emiliano dà un calcione a Berisha in area e Fabbri, ben piazzato, decreta il calcio di rigore. Va alla battuta Ciro Immobile, che di forza mette nel sacco e porta i suoi in vantaggio; col Parma che si butta avanti Immobile prova a piazzare in rete il pallone della tranquillità, ma Sepe riesce a parare negandogli la doppietta. Gli ultimi scampoli di partita vedono la Lazio controllare senza problemi il Parma, che non riesce a produrre alcunché: invece allo scadere Immobile porge a Correa, che in diagonale di sinistro batte per la seconda volta il portiere e fissa il risultato finale sullo 0-2.  Biancazzurri che grazie a questa affermazione salgono a quota 18 punti e raggiungono il terzo posto in Classifica in attesa del derby milanese di stasera. Inzaghi aveva chiesto una prova d’orgoglio: la Lazio oggi ha sofferto più del dovuto, non ha giocato troppo bene, non è riuscita ad imporre sempre il suo gioco. Nonostante ciò sono arrivati ugualmente 3 punti importantissimi, che proiettano i biancazzurri ai piani alti ed infondono sicurezza e morale, anche alla luce del prossimo difficile impegno col Marsiglia già giovedi prossimo.

 

PARMA  –  LAZIO   0–2   80’ Immobile (r.) 93’ Correa

PARMA: Sepe, Iacoponi, Alves, Gagliolo, Gobbi, Rigoni, Stulac, Barillà, Siligardi (78’ Ciciretti), Inglese (56’ Ceravolo), Di Gaudio (67’ Biabiany).

Allenatore: D’Aversa

LAZIO: Strakosha, Felipe, Acerbi, Radu, Patric (90’ Marusic), Leiva (56’ Berisha), Parolo, Milinkovic, Lulic, Luis Alberto (56’ Correa), Immobile.

Allenatore: Inzaghi

Arbitro: Fabbri

Kabir Bedi, quando il divo si scopre uomo

di FRANCESCO TRONCARELLI

Conosco Kabir Bedi da qualche anno, un’amicizia nata tra un’intervista e l’altra, e ravvivata, nel rispetto dei ruoli (io giornalista curioso e lui divo internazionale ma sempre disponibile e gran signore) nel corso degli incontri che abbiamo avuto.

L’ultima volta l’avevo incontrato al Roma Fiction Fst due anni fa, dove aveva partecipato ad una reunion del cast del famoso sceneggiato televisivo “Sandokan” con Carol Andrè, Philippe Leroy, i fratelli Guido e Maurizio De Angelis autori della celebre colonna sonora e Stefano Sollima, figlio di Sergio il regista che aveva  realizzato quella serie divenuta famosa in tutto il mondo.

Un bagno di folla per lui sul red carpet dell’Adriano, a testimonianza di una popolarità ancora grande ed immutata nonostante gli anni passati dal boom italiano del suo personaggio per il piccolo schermo e che l’attore indiano ha comunque alimentato nel tempo prendendo parte a produzioni cinemtografiche di grande livello (anche un fim di 007).

Inervistarlo quindi è sempre stato un piacere, non solo per conoscere i progetti artistici a cui di volta in volta ha preso parte, ma anche per conoscere aneddoti sulle pellicole che girava o giudizi sui colleghicon cui lavorava. Ecco perchè appena ho saputo della sua presenza a Roma in questi giorni, ho cercato di mettermi in contato con lui tramite i suoi agenti italiani per una delle solite chiacchierate.

Questa volta però non si è parlato di cinema, ma di vita privata, il discorso infatti dall’artistico è virato sul personale, in seguito ad alcune sue dichiarazioni rilasciate in tv ad un programma del mattino che hanno svelato un aspetto intimo dell’eroe di tanti film d’azione, mostrandolo semplicemente uomo come tutti i comuni mortali, impotente davanti a certe situazioni drammatiche che la vita riserva senza tanti complimenti.

Ho scoperto così dietro quello sguardo magnetico e il celebre sorriso, un Kabir Bedi diverso dalle apparenze,  sconfitto da una tragedia troppo grande che ha metabolizzato con gli anni e che ha portato dentro con dignità ma anche tanto dolore consapevole di aver fatto tutto il possibile per cercare di impedirla.

Si tratta della morte del figlio, un genio dell’informatica. Così l’ex Sandokan dei bei tempi descrive il figlio Siddart che nel 1997 a soli 26 anni si tolse la vita. Nel parlare di lui gli si illuminano gli occhi, che però subito dopo s’intristiscono quando si addentra nel ricordo di quando le cose iniziarono a cambiare in famiglia.

“Improvvisamente accaddero cose che non capivamo, pensammo fosse depressione e per quasi due anni abbiamo provato a curare questa condizione, ma dopo un incidente di violenza i medici ci hanno dato una diagnosi più terribile,  schizofrenia”.

La famiglia del giovane provò a curare il ragazzo ma “nessuno sa quali sono le cause e non esisteva una cura per questo. Il problema è che tutto quello che i medici danno è come dare pillole per dormire. Servono per vivere bene nella società, senza violenza, ma non danno la capacità di lavorare e neanche di concentrarsi” precisa Bedi

Poi la confessione drammatica: ” Lui parlava con me, mi ha detto penso al suicidio. Io ho provato a dargli speranza, ma lui diceva ‘che cosa faccio tutto il giorno? Il cibo non ha sapore, televisione e libri non hanno senso per me. Non mi posso concentrare…”

“Rimasi scioccato, e allora chiamai la squadra di prevenzione del suicidio di Los Angeles dove lui era in cura. Loro hanno parlato con lui, ma lui non voleva vivere così.  Come padre, naturalmente, facevo tutto il possibile per dargli speranza, per dirgli cose che gli dessero coraggio. Ma purtroppo non c’è stato nulla da fare”.

Di questa triste vicenda familiare Kabir Bedi non ne aveva mai parlato pubblicamente, ed è un argomento così delicato e privato che impedisce a chi scrive di “scavare” ulteriormente per saperne di più. Il rispetto dei ruoli che da sempre ha contraddistinto un rapporto professionale di massima fiducia lo impedisce. E una stretta di mano conferma che la prossima volta si tornerà a parlare di cinema, ruoli, sogni e progetti. Per continuare a vivere.

 

Imagine: ecco il film con John Lennon e Yoko Ono

di FRANCESCO TRONCARELLI

 
Di solito gli anniversari si celebrano quando c’è una cifra tonda da festeggiare. Yoko Ono, che del disprezzo delle regole e del conformismo ha fatto una regola di vita, ha deciso di lanciare una campagna celebrativa dedicata al suo compagno John Lennon, che corrisponde ad alcune date simboliche: oggi, martedì nove ottobre, giorno in cui Lennon avrebbe compiuto 78 anni, esce “Imagine Yoko Ono”, un libro curato da lei stessa, che racconta anche attraverso i ricordi personali di chi ha partecipato a quell’evento, la genesi di “Imagine”, l’album leggendario e conosciuto in tutto il mondo da cui, un mese dopo la sua pubblicazione (l’11 ottobre 1971), fu tratto l’omonimo singolo, una delle canzoni più famose ed evocative di sempre.

Contemporaneamente arriverà nei negozi “Imagine – The Ultimate Collection”, un cofanetto di quattro cd e due Blu-Ray che racconta la storiai del secondo album solista di John dopo lo scioglimento dei Beatles: ci sono il disco originale, quello rimixato, le tracce di inediti, le prime versioni e perfino una versione in quadrifonia.

Ma non è tutto, perchè c’è anche un film. 1972 agli spettatori della tv inglese viene proposta “Imagine”, pellicola che John e Yoko hanno diretto, sceneggiato e interpretato, permettendo intrusioni sul set solo a qualche amico intimo come George Harrison, Fred Astaire o Andy Warhol.

Quel film, pensato appositamente per la televisione (perchè girato a 25 fotogrammi al secondo, anzichè a 24 come è necessario per il cinema) raccoglie tutti i pezzi che fanno parte del disco dell’ex Beatle, più alcuni tratti da “Fly” della Ono, accompagnati da scene della vita quasi irreale dei due artisti, legate una all’altra in modo di formare un unico lungo videoclip da cui potrebbero trarre ispirazione, per le loro opere, gli artisti indie contempotanei, tanto è attuale.

E così, in questa articolata celebrazione di Lennon, arriva ovviamente dopo oltre quarantacinque anni, anche la pellicola “Imagine” visibile in questi giorni di festa per il compleanno di John nelle sale di tutto il mondo in una versione restaurata, remixata e interamente rimasterizzata agli Abbey Road Studios in Dolby Atmos.  Nel 1985 il film aveva avuto una distribuzione limitata in videocassetta, solo per il pubblico anglosassone accompagnata peraltro da qualche “mugugno” per la questione dei fotogrammi che faceva risultare quell'”imagine all the people” un pochino più lenta della versione reale.

Il lavoro fatto sull’audio per distribuire “Imagine” nei cinema è stato quindi fondamentale per riallineare la musica del disco a quella del film, ma la vera chicca è da sottolineare piuttosto è un’altra, i quindici minuti di contenuti extra, che sono proiettati alla fine del film. Immagini inedite che mostrano prima Lennon in studio con la sua band mentre registra “How Do You Sleep?” e “Oh My Love” (insieme a George Harrison, Nicky Hopkins, session man per i Rolling Stones, Alan White degli Yes e il bassista Klaus Voormann, amico dei Fab Four dai tempi degli ‘Hamburg Days’ e autore dell’illustrazione sulla copertina di “Revolver”).

L’artista è ripreso in modo da dare la sensazione allo spettatore di essere proprio lì, al centro dello studio, mentre sta suonando, poi si vedono John e Yoko sul divano, lui con la chitarra in mano, che  cantano insieme “Oh Yoko!”.

I due comunque sono insieme nel corso di tutto il film, la macchina da presa infatti li segue nella quotidianità. Al susseguirsi delle canzoni corrispondono ambientazioni diverse, ma la maggior parte delle riprese sono realizzate nel ’71, nella loro casa ad Ascot. Dalla scena iniziale, quella iconica, di Lennon al piano che suona e canta “Imagine”, con la Ono che apre le grandi finestre della stanza vuota e completamente bianca prima di sedersi anche lei al piano affianco al suo compagno, all’altra, altrettanto famosa, dei due che si chiamano e si cercano perché si sono persi nella nebbia nel giardino della loro villa.

Definito ironicamente “il più costoso filmino di famiglia mai realizzato”, precursore dei videoclip musicali, “Imagine” unisce a scene reali momenti onirici. Così alle sequenze della coppia tra Inghilterra e gli Stati Uniti, durante le sessioni di registrazione del disco, o di John seduto sul water appena sveglio, si alternano quelle più mistiche e psichedeliche di una improbabile partita a scacchi. Si vede infatti Lennon che inizia a ingoiare pedine e la Ono che le infila nel decolleté e ancora lei che
entra ed esce da una porta tenendo sottobraccio una volta il presentatore Dick Cavett, un’altra l’attore Jack Palance e un’altra ancora il mitico Fred Astaire.

Sulle note di “I Don’t Want to Be A Soldier”, John e Yoko sono a New York, alzano il pugno chiuso di fronte alla statua della Libertà e poi con uno stetoscopio John inizia ad ascoltare il battito di strade e tronchi d’albero. Non ci sono dialoghi ad eccezione della scena finale in cui i due si corrono incontro, in riva al mare, chiamando uno il nome dell’altro, quasi fino allo strenuo.

Insomma una pellicola particolare, un collage cinematografico di colori, suoni, sogni e realtà che entusiasmerà i fan dell’ex Beatle e soddisferà la curiosità del pubblico che potrà rivederlo ma in una veste insolita rispetto a quella che è consolidata nell’immaginario collettivo. Per tutti poi sarà piacevole ed emotivamente coinvolgente riascoltarlo nel suo capolavoro. Eccolo