Sanremo, si al premio a Peppino di Capri

di MAURIZIO COSTANZO

Raffaella Carrà ha presentato un nuovo album di canzoni natalizie. Mi fa piacere in quanto, da qualche tempo, si era allontanata dai riflettori. In occasione di questo album, la Carrà ha detto: «Non farò più uno show in televisione».
Bisogna rispettare le sue scelte, ma mi piacerebbe sapere il perché di questa decisione, dal momento che in una evidente carenza di varietà in televisione, un suo ritorno funzionerebbe sicuramente alla grande.

A proposito di album natalizi e di cantanti, mi sembra lodevole che si stia organizzando un premio alla carriera per Peppino Di Capri, in occasione del prossimo Festival di Sanremo. Mi risulta che abbiano già aderito molte persone e, comunque, ritengo giusto che questo premio venga dato.
Peppino Di Capri, oltre ad essere autore di grandissimi successi, è anche un vero signore. Per quanto mi riguarda, firmo l’ adesione per il suo premio alla carriera.

Mi trovo ancora una volta a segnalare la qualità di un talk politico, in onda su La7. Parlo di Di Martedì, condotto da Giovanni Floris. Sembra che, chi cura il programma, congedi la scaletta del medesimo poco prima del suo inizio. Intendo dire che c’ è grande attenzione nel raccontare l’ attualità politica.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in questo momento parecchio presenti nelle cronache politiche, sono stati di recente, uno dietro l’ altro, ospiti proprio di Giovanni Floris.

da IL TEMPO – Buona Tv a tutti

Enasarco: l’attuale gestione ha fallito, serve una svolta

 

 

di Agostino Pacilli

L’Enasarco  ed i suoi problemi. La conferenza stampa di oggi al Centro Congressi Cavour di Roma ha provato a sviscerare le attuali preoccupazioni legate alla governance dell’Ente. Si  annunciano iniziative con l’obiettivo di cambiare l’organizzazione della Fondazione.

All’evento hanno partecipato i consiglieri di Enasarco Nino Marcianò, Presidente di Fiarc, Luca Gaburro, Segretario Generale Federagenti, Davide Ricci, membro di Federagenti, Gianni Triolo, membro di Confesercenti, ed Alfonsino Mei, membro di Anasf.

 

Vogliamo rendere pubblico il nostro malcontento sull’attuale governance dell’Enasarco, abbiamo dichiarato il nostro voto contrario al budget 2019, potrebbero verificarsi segnali di disequilibrio per la Cassa. Avvieremo un percorso condiviso in vista delle prossime elezioni Enasarco a tutela delle pensioni di categoria e per risolvere diversi e seri problemi”, le dichiarazioni di Luca Gaburro, Segretario Generale Federagenti.

 

“Le questioni centrali di Enasarco non sono state affrontate e sono dunque peggiorate, a partire dalla gestione immobiliare e finanziaria. E la prima pesa per il 40%, con un rendimento negativo. E’ necessaria più trasparenza nei processi decisionali, soprattutto per il bilancio. Ma anche procedere a una riorganizzazione della struttura, anche per valorizzare le risorse del personale. Le nostre richieste però, sono rimaste inascoltate”, dichiara Gianni Triolo, consigliere in quota Confesercenti.

 

“Abbiamo tentato di sollecitare più volte il cambiamento, senza successo. Noi non vogliamo chiudere Enasarco, noi vogliamo governarlo in maniera efficiente, renderlo una Fondazione solida e strutturata per svolgere al meglio la sua funzione a servizio degli iscritti. Per questo siamo qui insieme, per perseguire una strategia di discontinuità che punti ad avviare un cambiamento epocale e reale di Enasarco”, dichiara Antonino Marcianò, consigliere e Presidente nazionale di Fiarc.

Sanremo, saranno Bisio e Virginia Raffaele i presentatori

di ROBERTO TAGLIERI

Una conduzione comica divisa tra l’estro di Virginia Raffaele e l’istituzionalità di Claudio Bisio, in mezzo il direttore artistico, pronto a trasformarsi in cantante, presentatore e quel che l’Ariston vorrà. Questa l’anticipazione che arriva dal dietro le quinte dell’organizzazione del festival, da parte del giornalista Francesco Troncarelli specializzato in spettacolo e  grande esperto di musica.

L’ha lanciata in contemporanea all’elenco dei 24 partecipanti a Sanremo Giovani diffuso dalla Rai, sviando così l’attenzione dall’argomento del giorno (i nomi dei debuttanti) e rompendo le uova nel paiere ai vertici di viale Mazzini.

Ma tant è e la notizia si è subito diffusa, in attesa peraltro della conferma ufficiale se poi ci sarà. In ogni caso sembrerebbe proprio essere questa la cornice che Claudio Baglioni sta costruendo intorno al suo secondo Sanremo, in scena dal 5 al 9 febbraio sul palco del teatro Ariston. Il cantautore avrebbe puntato su una strada che porta alla comicità, la stessa che aveva trovato in Fiorello l’anno scorso nel suo primo «giorno di scuola» all’Ariston e soprattutto nella conduzione a due portata avanti con successo da Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino.

Stravolgere lo schema del Festival precedente non ha senzo, la formula del resto è nota, squadra che vince non si cambia, dovendo però per  forza di cosa cambiare gli interpreti del copione vincente, il divo Claudio ha puntato sui due comici per divertire anche in questa edizione.

Mettere insieme due campioni della risata così diversi, per restituire al pubblico l’idea che sul palco dell’Ariston ridere non solo si può, ma si deve. Per nessuno dei due si tratterebbe di un’esperienza nuova. Bisio era stato ospite al Festival di Fabio Fazio nel 2013, portando un monologo politico, da cui uscì coperto di applausi, nonostante i fischi che pochi giorni prima di lui aveva portato a casa Maurizio Crozza. Virginia Raffaele all’Ariston è di casa, visto che nel 2016 ha condotto il Festival insieme a Carlo Conti, l’anno successivo è tornata sua ospite e lo scorso anno è arrivata in riviera per prendere un po’ in giro, a modo suo, Claudio Baglioni.

I diretti interessati ovviamente tacciono.Bisio è impegnato a Torino sul set del film “Bentornato Presidente!” sequel della fortunata pellicola a cui aveva preso parte da protagonista, «e se anche fosse, non rilascerebbe dichiarazioni», spiegano dal suo entourage. È quel «se anche fosse» a suonare come una conferma, sebbene la veste dell’ufficialità spetti comunque alla Rai, come sempre quando si tratta di Sanremo. Quanto alla Raffaele, era stato annunciato a giugno il suo ritorno con uno show, in primavera a Rai 2. Riuscirà a riempirla nel caso in cui decidesse a febbraio di fermarsi a Sanremo? Staremo a vedere, il tempo stringe e i giochi se non sono fattim si stanno per fare

 

Lazio, il Parma è cotto. Le Pagelliadi

di FRANCESCO TRONCARELLI

7+ al Ciro d’Italia – E’ toccato al Parma subire la legge del più forte, ossia la Lazio che giocando una buona partita è tornata dal Tardini con tre punti meritati e soprattutto pesantissimi. E’ stata una gara difficile dal punto di vista tattico, perchè i gialloblu, messi bene in campo, sono riusciti a controllare al meglio i nostri. Le cose però sono cambiate con i cambi (quanto mai azzeccati da Inzaghino), che hanno dato la giusta carica al gruppo. Copertina al bomber de noantri, che nonostante non sia visto dal Mancio per la Nazionale (ma sapete che c’è, chissene, basta che lo vediamo noi segnare: e sono 6), dopo essersi presa la responsabilità del rigore, ha demolito con quel gol la resistenza degli avversari. Bravo Ciro, si nu babà.

7 + a Correa l’anno – E’ nata una stella. Come la Jalissa versione single a Tale e quale. Un paio di dribbling, un paio di lanci e dulcis in fundo un Tucu di classe con una fucilata di sinistro sul palo opposto che ha mandato in estatsi la gente laziale spaparanzata davanti la tv e quella chiassosa sugli spalti. E andiamo.

7 + a Striscia la Berisha – La grinta, la rabbia, la cattiveria con cui si è andato a prendere il penalty. Una fame arretrata che neanche il Pannella dei tempi belli dopo un maxi digiuno. Bravo Valon, ci serviva uno tosto come te, ad maiora.  Che non è una marca di bicotti ma un incoraggiamento al meglio.

7 ad Acerbis (Lazio del meno 9) – Oh, questo è proprio forte. Avete presente Fiorello? Il top di gamma nello spettacolo, beh, il centrale lanciato a suo tempo da Fascetti pur avendo perso la “s” nel cognome ha acquistato in autorevolezza. Insomma uno così là dietro ce serviva come er pane. Daje.

6 e mezzo a veni, vidi Lulic al 71° – Nei secoli fedele. Lo criticano per i piedi fucilati ma lo applaudono tutti per la continuità nell’impegno nella partita. Dal primo all’ultimo minuto ha dato il suo contributo, e soprattutto nel primo tempo quando il bunker parmense era indisttrutibile, lui scendeva giù come un ossesso. Sembrava un evasore che scappava da Equitalia. Ma adesso che è arrivato il condono di Salvini c’è rimasto solo lui a correre.

6+ a dillo a Parolo tuo – Anche lo stacanovista del centrocampo la sua onesta performance l’ha fatta. Un po’ come Amadeus che nonostante Greggio e Iachetti dall’altra parte facciano i botti, i suoi 4 milioni di spettatori se li porta a casa.

6+ a Innamoradu – Battiamo le mani ai veri laziali. Così, tanto per ribadirlo.

6 a Sylva Strakoshina -Mai impegnato ha potuto tranquillamente partecipare al torneo di scopone con i fotografi assiepati dietro la sua porta. Ha stracciato tutti, ha fatto primiera, tre scope, due zerbini e un secchio dell’acqua per passare lo straccio. E naturalmente il Settebelo. E come diceva quella pubblicità del mitico prodotto “E son tranquillo”.

6 a Patric del Grande Fratello – Rieccolo, come Berlusconi. L’avevamo lasciato nelle cantine di Formello ed eccolo di nuovo in pista, come Sua Emittenza appunto. Come è andato? Tanto fumo e poco arrosto. Nè più nè meno del Berlusca. C’era una volta “meno male che Silvio c’è”. Mano male.

6 – a Lucas 2.0 (quello che ride) – Due cappellate in una sola partita non sono da lui. E’ un po’ come se Carlo Conti sbagliasse nella stessa trasmissione due nomi di cantanti. Meglio farlo rifiatare. Pure Carletto, che poi deve rifare i Migliori anni, quelli dello scudetto. Magara.

6 – chiedimi se sono (Luis) Felipe – All’inizio si è involato, poi si è involuto. Alla fine si è involtino.

5 e mezzo al Sergente – Della serie “Vorrei ma non posso”.  Come Roberto Giacobbo che vuole imitare Alberto Angela.

5 a Lupo Alberto – C’era una volta il ciuffo biondo che fa impazzire il mondo. Adesso manco co’ la tinta prestatagli da Platinette è riuscito a tornare “più bello e più superbo che pria” come il Nerone petroliniano. Forse pure da roscio non cambierebbe molto. Dall’oroscopo di Branko la Luna consiglia: quando le cose non vanno bene, tornate ai vecchi metodi, una bella lavata di capo e via. Amen.

Appunti di gioco

di Roberto taglieri

Domenica, 7 ottobre 2018

Nell’ottava di campionato la Lazio si conquista i tre punti. Contro la Fiorentina all’Olimpico di fronte a più o meno 25.000 spettatori la squadra di Inzaghi va in vantaggio nel primo tempo grazie ad un gol siglato da Immobile, che è sufficiente per la vittoria di misura contro i toscani. Dopo la doppia debacle consecutiva tra derby ed Europa League, per la squadra di Inzaghi è giunto il momento di un’inversione di tendenza. Il mister biancazzurro decide per un cambio in difesa, rientra Radu mentre Luis Felipe si accomoda in panca; significativo poi il ritorno di Caicedo dal primo minuto: per ora Luis Alberto è in naftalina. Nella Fiorentina, che invece proviene da due vittorie di fila, Pioli sceglie a centrocampo Benassi al posto di Fernandes; ovviamente Pjaca, Chiesa e Simeone sono inamovibili là davanti. Una partita quella di oggi che assume una enorme importanza per la squadra biancoceleste: lucidità e concretezza devono essere sempre vivi e già all’inizio la Lazio è determinata a far bene. Infatti su iniziativa di Milinkovic, Parolo è pericolosissimo dal limite ma spedisce out. L’iniziativa laziale però si spegne quasi subito e in campo torna equilibrio. Uno spunto di testa da parte di Caicedo al 24’ finisce sul fondo, poi Wallace tenta un harakiri passando direttamente a Benassi, che per fortuna laziale mette fuori a porta praticamente sguarnita. La partita diventa cattiva, con qualche fallo di troppo, ma al 37’ Immobile la sblocca raccogliendo un corner dalla destra e beffando Lafont con una zampata di destro da posizione difficilissima. Prima del termine un mezzo atterramento di Caicedo resta impunito, ma tra falli ed ammonizioni finisce pure il primo tempo con i biancazzurri meritatamente avanti. Nella ripresa si attende il ritorno viola, che in effetti prova a mandare in porto qualche iniziativa ma ottiene solo un tiro di Chiesa al 55’, respinto da Strakosha. Inzaghi invece, che poco prima aveva già tolto Caicedo, notando un Wallace in gran difficoltà lo sostituisce con Luis Felipe al 57’. La Fiorentina, nonostante gran il potenziale offensivo, si vede pochissimo dalle parti di Strakosha; è grande invece la concentrazione da parte biancazzurra, che non consente agli uomini di Pioli di poter operare con continuità. La Lazio però resta bassa ed un tiro di Lulic all’80’è la sola conclusione biancazzurra di rilievo del secondo tempo. L’assalto viola si concretizza solo alla fine: prima un bel diagonale di Chiesa è bloccato dal portiere biancoceleste, poi all’85’ Simeone si fa respingere la conclusione da Luis Felipe. Correa in contropiede impegna Lafont in angolo ed all’89’ il cross di Gerson sfila pericolosissimo lungo tutta la porta laziale. Dopo 4’ intensissimi di recupero però arriva il fischio di Orsato che sancisce l’ importantissima vittoria laziale. Un altra sconfitta non sarebbe stata pensabile: in un ambiente già lacerato dalle polemiche perdere oggi avrebbe significato l’inizio di una crisi profonda. Invece con orgoglio e anche con un discreto gioco la Lazio si scrolla di dosso ogni negatività, va a quota 15 e torna al terzo posto in classifica. Tre punti davvero fondamentali per il prosieguo della stagione, che fanno  recuperare fiducia e consentono alla truppa di Inzaghi di riordinare le idee, anche grazie alla sosta del Campionato che arriva opportuna.

LAZIO   FIORENTINA  1–0      37′ Immobile

LAZIO: Strakosha, Wallace (57’ Luis Felipe), Acerbi, Radu, Marusic, Leiva, Parolo, Milinkovic, Lulic, Caicedo (52’ Correa), Immobile (84’ Berisha). All Inzaghi

FIORENTINA: Lafont, Milenkovic, Pezzella, Hugo, Biraghi, Benassi (46’ Fernandes), Veretout, Gerson (64’ Eysseric), Pjaca (80’ Sottil), Chiesa, Simeone. All. Pioli

Arbitro Orsato

Beatles in Italia, un evento memorabile

Era un 27 giugno caldo come oggi e i Beatles si esibivano a Roma al cinema Adriano, in un concerto entrato nella storia del costume. Il racconto e le foto esclusive di una giornata indimenticabile.

Tapis
Giugno 1965, i Beatles in Italia. E fu subito delirio. Una tournèe concentrata in tre tappe: il 24 a Milano il 26 a Genova e il 27 e 28 a Roma. Esibizioni pomeridiane e serali in ognuna delle città di appena mezz’ora ciascuna (niente a che fare con i concerti attuali di 2/3 ore delle rockstar), con il meglio del loro repertorio live di quel momento.

Un evento per quei tempi in cui la nostra scena musicale era dominata dai vari Morandi, Celentano, Pavone, Mina, Bobby Solo e Little Tony ovvero le nuove leve della musica leggera tricolore e da stranieri come Paul Anka, Petula Clark, Adamo e Richard Antony che esportavano nel Belpaese i loro successi in italiano.
Loro, i quattro ragazzi di Liverpool, erano la novità che stava entusiasmando il mondo, erano quelli che stavano rivoluzionando la musica, il costume e la moda e che stavano scuotendo i giovani dal tran tran borghese. Erano i “capelloni” con gli stivaletti e i completi attillati e le camicie coi collettoni. Erano i Beatles che stavano sbarcando con le loro chitarre nella Penisola per la gioia di chi li seguiva.
Uno sbarco peraltro snobbato dalla stampa italiana. I Fab Four erano visti principalmente come fenomeno di moda che prima o poi sarebbe passato, di loro si parlava in pezzi di colore (“Arrivano gli scarafaggi”, ecc.), puntando molto sul calore dei fan più che sulle loro proposte artistiche e se non fosse stato per quei due o tre settimanali specializzati (“Big”, Ciao Amici”) che si occupavano di giovani e musica, il loro tour in Italia sarebbe passato quasi inosservato come conferma l’assenza di riprese dell’avvenimento da parte della Rai. Musicalmente parlando del resto, eravamo una provincia dell’impero e l’eco dei trionfi internazionali, arrivava da noi filtrato.

 

 

Una musica senza Limiti

A un anno dalla scomparsa del popolare conduttore televisivo. restano  i suoi brani scritti per i big della canzone a tenerne vivo il ricordo. “La voce del silenzio”, il più noto, un capolavoro della nostra musica.

Amico personale di star internazionali e dive nostrane, Paolo Limiti che se ne è andato in punta di piedi un anno fa a 77 anni per un tumore, conosceva tutto del mondo dello spettacolo e ne ra un puntuale e appassionato divulgatore. Cultore della memoria musicale del Belpaese, aveva anticipato coi suoi programmi il boom del vintage, dell’amarcord nostalgico che lui sapeva riproporre con intelligenze e dovizia di particolari, facendo rivivere con classe e garbo al pubblico che lo adorava, antiche suggestioni ed emozioni perdute.

Ma Limiti non era solo “un signore di una volta” come qualcuno lo ha definito per l’educazione innata e il suo sguardo rivolto al passato, ma anche e soprattutto un personaggio al passo con i tempi, come dimostra la sua attività di paroliere e autore per tanti big della musica italiana. Gli oltre sessanta brani che ha composto nel corso della sua attività ne sono la testimonianza. Pezzi mai banali ma sempre coinvolgenti e suggestivi, che hanno accompagnato la carriera di nomi importanti.

Basti citare  “Amare di meno” per Peppino di Capri, “Una musica” per i Ricchi e Poveri, “Anna da dimenticare” per i Nuovi Angeli, “Voglio ridere” per i Nomadi, “Non sai fare l’amore” per la Vanoni, “Buonasera dottore” per Claudia Mori per citarne alcuni dei più noti e poi tutti quelli per Mina, con cui ha avuto una lunga e proficua collaborazione.

Per la Tigre di Cremona infatti Liniti ha scritto dei pezzi come “Sacumdì sacumdà”, Bugiardo e incosciente”, “Una mezza dozzina di rose”, “Credi” e “Viva lei” che hanno puntualmente scalato le classifiche di vendita ed altrettanti che sono stati inseriti negli album della grande artista.

 

Più tutela per gli agenti di commercio.

di Maurizio Socci
I dati recentemente pubblicati da Fevad mostrano l’ulteriore notevole crescita globale del commercio on-line e confermano una volta di più la necessità di interventi urgenti, mirati a tutelare la categoria degli agenti e rappresentanti di commercio.
Per difendersi dai maggiori player mondiali dell’e-commerce, anche le società che operano sul territorio italiano si stanno trasformando in distributori multicanale, bypassando così l’agente di commercio, al quale non viene riconosciuta alcuna provvigione.
Per questo Federagenti si batte per l’introduzione, all’interno degli Aec di settore, del riconoscimento di una provvigione minima all’agente con esclusiva quando la vendita on-line viene effettuata nella propria zona operativa.
Occorre inoltre un intervento istituzionale al fine di regolamentare più efficacemente il mercato in questione a tutela dei 230.000 professionisti della vendita che operano in Italia e per sciogliere nodi quali la sicurezza delle merci che arrivano direttamente nelle case e la fiscalità di questi scambi.